Percorso tematico n. 4 – Cardito

Percorsi tematici

L’ALTOPIANO DI CARDITO

DOVE SI TROVA

Rappresenta l’area parzialmente occupata dall’alto bacino del fiume Tronto. Nel fiume confluiscono le acque provenienti dalle numerose sorgenti perenni dei Monti della Laga.

IL PERCORSO

Uscendo da Amatrice in automobile, si imbocca la S.S. n° 577 in direzione Cornillo Nuovo; superato quest’ultimo, si prosegue per un paio di chilometri e raggiunto il Km 28,300, si lascia l’automobile presso i resti di una casa cantoniera con un fontanile (https://w3w.co/vedrai.vincere.acceso – 42.589842, 13.330493).
Da qui si prende il sentiero 359 che va a Campotosto. Il sentiero si snoda inizialmente lungo il corso del Fosso Cerruglia, da subito è possibile inquadrare, in una visuale più ampia, il bel paesaggio vegetale circostante.
Giunti a q. 1306 si lascia il 359 e si prosegue in quota lungo il 359a che si percorre fino a un rifugio abbandonato dove si intersecano i sentieri 360, 362 e 364.
Si prende sulla destra seguendo il 360/364 per circa 200 metri, si lascia poi il 364 e si prosegue sulla destra seguendo il 360 che costeggia a una certa distanza il corso del fiume Tronto.
Giunti al palo direzionale si lascia il 360 per proseguire lungo il 359c.
A breve distanza dal bivio si attraversano i resti dell’insediamento di Santo Iaco, citato per la prima volta nel 1068 e abbandonato alla fine del 1500.
Si prosegue la salita sul crinale fino alla cima d Monte Cardito occupata da una struttura in cemento armato denominata “Capanna Cardito”. A questo punto lo sguardo può spaziare a 360° su tutti i gruppi montuosi circostanti, Laga, Gran Sasso, Terminillo, Sibillini.
L’itinerario prosegue in discesa verso nord lungo il 359 fino a raggiungere il fondovalle dove si piega a sinistra, sempre seguendo il 359 fino al punto di partenza.

AMBIENTE E VEGETAZIONE

Il primo tratto dell’itinerario si snoda fra vasti prati adibiti a pascolo, quando il sentiero si avvicina al corso del torrente si cominciano a notare le specie arboree e arbustive indizio di una vegetazione ripariale. Sulla sinistra del sentiero si osservano i rimboschimenti a conifere effettuati prevalentemente negli anni ’40. All’interno di questi boschi, prevalentemente a Pinus nigra, un esame del suolo sottostante alle conifere rivela numerose plantule di querce che rappresentano, appunto, la vegetazione spontanea del luogo.
La loro presenza indica che l’aumento dell’acidità del suolo provocata dalle conifere, non è arrivato ad un livello tale da essere incompatibile con la vita delle querce; è quindi possibile che, con il tempo, esse possano sostituirsi nuovamente alle conifere, ripristinando l’habitat originario.
Il percorso del sentiero si snoda in una alternanza di piccoli boschi misti di querce, ontani e salici, cespuglieti e aree aperte.
Le radure, spesso riconducibili ad aree disboscate sono occupate da un pascolo secondario, caratterizzato da specie poco ambite dal bestiame come il Nardo e quindi resistenti anche a un pascolo piuttosto intensivo.
Quando i pascoli sono stati abbandonati di recente, invece, sono visibili tracce di ricolonizzazione (ovvero di una successione secondaria) con ginestra dei carbonai. Negli spazi aperti sono anche frequenti ginepri, ginestre e rose canine, nelle zone umide man mano che ci si avvicina al fiume sono abbondanti gli equiseti.
Gli equiseti rivestono un notevole interesse scientifico, tanto da far parte dell’elenco delle specie vegetali protette, soprattutto per la loro importanza scientifica: sono infatti dei relitti del lontano periodo Carbonifero, durante il quale i loro giganteschi antenati formavano vere e proprie foreste arboree. Oggi, le loro dimensioni sono notevolmente ridotte ma la caratteristica struttura vascolare, rudimentale, che permette la loro sopravvivenza solo in ambienti umidi, è rimasta immutata.
Lungo tutto il percorso è possibile ammirare a seconda delle stagioni delle fioriture spontanee di un numero elevato di essenze spontanee.

LA FAUNA

Se non si fa troppo rumore e si ha un po’ di fortuna, e possibile osservare numerose specie di uccelli, alcuni stanziali, altri presenti solo in primavera e estate, ed ascoltarne il canto. Non è infrequente osservare il volo planato di alcune specie di rapaci diurni.
Le abbondanti bacche degli arbusti e, in particolare, i frutti dei cespugli di rosa canina del sottobosco, forniscono una parte della razione alimentare di alcune specie sia di uccelli che di mammiferi.
Una traccia di vita animale assai meno “poetica” ma abbastanza frequente è rappresentata dagli escrementi dei bovini da pascolo che si incontrano frequentemente negli spazi aperti e nei pascoli secondari; la loro superficie presenta spesso caratteristiche fossette in fondo alle quali si annidano insetti, soprattutto ditteri e coleotteri stercorari. Gli insetti e le loro larve costituiscono infatti una parte consistente della fauna di questi luoghi; particolarmente numerosi, nelle zone boscose, gli insetti xilofagi (che si nutrono di legno).
Per quanto riguarda la vera e propria fauna fluviale, c’è da dire che l’ittiofauna originale è notevolmente impoverita, a causa del forte prelievo d’acqua a scopi idroelettrici e dell’introduzione di specie non indigene. La presenza del Gambero di fiume, pressoché scomparso, testimoniava la buona qualità delle acque. Per averne una conferma è possibile, una volta arrivati sulla riva del fiume, fare qualche osservazione su altri animali (macroinvertebrati) che sono anch’essi buoni indicatori della qualità delle acque.
Basterà sollevare le pietre delle rive e osservare attentamente gli animaletti che vi si trovano nascosti. Si tratterà, per la maggior parte, di larve acquatiche di insetti (Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri). Le larve di questi ultimi sono facilmente riconoscibili per la presenza di una specie di “astuccio” fatto di pietruzze cementate con una particolare secrezione, che essi modellano sulla forma del loro corpo.

I SEGNI DELL’UOMO

Man mano che ci si allontana da Amatrice, superato il bivio per Retrosi, e, più avanti, quello per Cornillo nuovo, la presenza dell’uomo diventa sempre più rara lungo il corso del fiume.
Tuttavia gli sbarramenti e le briglie dell’ENEL sul fiume, i fontanili per i bovini che pascolano, il filo spinato che delimita alcune zone di bosco, rivelano le tracce della colonizzazione umana. Per non trovare più tracce di questo genere, che, peraltro, non sono di entità tale da impedire di ammirare il bel paesaggio fluviale e la rigogliosa vegetazione dell’alta valle del Tronto, bisognerebbe risalire fino alla sorgente del fiume, che si trova sul fianco occidentale della Cima della Laghetta.

Dati tecnici

partenza
Casa Cantoniera

arrivo
Casa Cantoniera

difficoltà
E

lunghezza
10,8 km

Qmax
1605 m

Qmin
1279 m

D+
326 m

D-
314 m

tempo percorrenza (hh:mm)
3:10

Galleria fotografica

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