I LAGHI DELL’AGRO NERO DI ACCUMOLI
DOVE SONO
Il versante nord-ovest di Pizzo di Sevo presenta una morfologia più dolce rispetto alle zone circostanti; nella fascia altitudinale compresa tra i 1450 e i 1550 m di quota si trova una piccola area di circa 3 Kmq, denominata Agro Nero, che costituisce un biotopo di notevole valore paesaggistico ed elevato interesse scientifico per l’abbondanza di acque e la presenza di alcuni piccoli laghi e torbiere che ospitano animali e piante particolarmente rari. Oltre a trovarsi all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il biotopo è un Sito di Importanza Comunitaria e un’oasi del WWF.
COME CI SI ARRIVA
Percorrendo la S.S. n° 4 Salaria in direzione Ascoli Piceno, oltrepassata Amatrice, si raggiunge il bivio per Illica; poco prima di entrare nel paese si prende a sinistra la strada in direzione Poggio d’Api. Percorsi circa 3 Km si trova sulla destra l’imbocco di una pista dissestata in terra battuta (https://w3w.co/carico.cercano.gridava – 42.705786, 13.275033). Lasciata l’auto (in base alle norme di salvaguardia del Parco Nazionale la pista non è percorribile), si prosegue a piedi per circa 2½ ore coprendo un dislivello di 500 metri (da 1000 a 1500). Il primo tratto del percorso si snoda tra boschi di cerro e pascoli aridi che rendono molto vario l’ambiente. Giunti intorno ai 1300 metri di quota, la querceta lascia il posto alla bosco di faggio e ad ampie radure più fresche. Il bosco di faggio ci accompagna lungo tutto il resto del percorso fino alla zona dell’Agro Nero.
La via del ritorno è la stessa percorsa all’andata, oppure si può proseguire fino a Poggio d’Api.
Nota: La zona è raggiungibile anche da Poggio d’Api o con altri sentieri; si tratta però di percorsi consigliabili a chi sia già esperto di escursioni in montagna. Si consiglia l’uso della carta dei sentieri della Laga.
COME SI SONO FORMATI
Negli anni ’40 si ipotizzava che tutta l’area fosse una testimonianza di una intensa attività glaciale. Studi più recenti, alla fine degli anni ’90, hanno escluso questa ipotesi. E’ probabile che la particolare morfologia di questa area, abbinata alla storia tettonica del territorio, abbia favorito la formazione di una serie di laghetti di piccole e medie dimensioni, alcuni dei quali temporanei, alimentati da ricche sorgenti, e collegati da un reticolo di scorrimento sotterraneo delle acque. La zona sovrastante, con vertice sul Monte le Vene e occupata dal bosco di Pannicaro, preserva i laghi e le pozze dal rischio di interramento.
VEGETAZIONE
L’Agro Nero rientra, sotto il profilo fitogeografico, nel piano montano caratterizzato dalla presenza del Faggio. Questa specie arborea deriva il suo nome dal greco “faghein” = “mangiare”, poiché i frutti (faggiole), simili a piccole castagne, erano utilizzati per l’alimentazione degli animali domestici. Il Faggio è molto diffuso in tutto l’Appennino e forma estesi boschi (faggete) oltre i 1000 m di quota, chiudendo la zonazione altitudinale della vegetazione forestale; è un albero vigoroso ma, non essendo dotato di molta resistenza alle avversità climatiche, richiede un clima di tipo atlantico con elevata umidità atmosferica e temperature livellate, senza gelate tardive. E’ ritenuto una delle specie più tolleranti dell’ombra; quando è isolato presenta un portamento maestoso ed una chioma ampia e folta dal caratteristico profilo arrotondato. Alle quote più elevate e sui crinali assume un aspetto a rami contorti, talvolta cespuglioso per l’azione dei venti e delle gelate. Nell’Agro Nero il faggio forma estesi boschi interrotti qua e là da radure e raccolte d’acqua dando origine a una serie di microambienti ricchi di specie vegetali di grande interesse. Il sottobosco delle faggete più mature è piuttosto povero perché il faggio tende ad essere specie esclusiva nel suo ambiente; accanto alle piante erbacee più comuni, come la Stellina odorosa (Asperula odorata) e l’Acetosella (Oxalis acetosella), vive una rara orchidea selvatica, la Coralloriza (Corallorhiza trifida), dalle radici a forma di corallo, il cui aspetto, alquanto modesto, ne rende difficile l’osservazione (luglio – agosto). Tra le poche specie arboree che accompagnano il faggio spicca l’Agrifoglio (Ilex aquifolium), pianta sempreverde dalle foglie coriacee e pungenti e dai frutti sferici rossi. In primavera avanzata le radure si tingono di mille tonalità di colori, dal giallo della Genziana maggiore, dei ranuncoli e della Ginestra (Genista sagittale) al rosso aranciato del Giglio di S. Giovanni al rosa carico del Giglio martagone e al blu elettrico delle piccole genziane (Gentiana verna, G. utriculosa e Gentianella ciliata). Particolarmente ricca ed interessante è la flora degli ambienti lacustri, delle pozze temporanee e delle torbiere; si tratta in genere di specie poco appariscenti, relitti di una vegetazione di tipo nordico, che ha eguali solo sulle Alpi e in pochissime località appenniniche. Tra le piante più appariscenti e facilmente osservabili nelle torbiere spiccano i Pennacchi a foglie larghe (Eriophorum latifolium) dai caratteristici fiocchi candidi, l’Elleborine palustre (Epipactis palustris), una delle più belle orchidee spontanee italiane e il Trifoglio spadiceo (Trifolium spadiceum). Tra maggio e giugno i laghetti sono parzialmente ricoperti da estese fioriture di Ranuncolo a foglie capillari (Ranunculus trichophyllus).
FAUNA
L’elemento di maggiore interesse dal punto di vista faunistico è rappresentato dal popolamento animale dei laghi e delle pozze permanenti. Essi infatti ospitano la Rana temporaria (Rana temporaria), il Tritone alpestre (Triturus alpestris), il Tritone crestato (Triturus cristatus) e il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris); l’Agro Nero è l’unica località nota per l’Appennino centro-meridionale in cui queste tre specie di tritoni vivono in simpatria (convivono cioè nello stesso ambiente fisico pur utilizzandone gli spazi e le risorse in maniera differente). Si tratta di animali difficilmente osservabili, con una livrea nuziale che, nel periodo della riproduzione, in particolare nel tritone alpestre, assume una stupenda colorazione marmorizzata. Sempre nelle pozze o nelle loro vicinanze vive la Biscia d’acqua (Natrix natrix). Sono numerose le specie di uccelli osservabili con relativa facilità o delle quali può essere rilevata la presenza; il volteggio elegante della Poiana, il tambureggiare del Picchio rosso maggiore, la risata del Picchio verde, il volo canoro del Prispolone; o ancora le esibizioni canore della Cinciallegra, del Luì piccolo o dello Scricciolo. Elusivi e assai difficili da osservare sono i mammiferi; vale la pena di ricordare il Gatto selvatico, la Lepre, la Martora e la Faina. Accade spesso di osservare le impronte di questi animali lungo le rive dei laghi o dei corsi d’acqua presso i quali vanno ad abbeverarsi.
I SEGNI DELL’UOMO
Lungo la strada che collega Poggio d’Api a Colle e in tutta l’area dell’Agro Nero, tra gli alberi, si notano le carbonaie dove oggi come nel passato si produce il carbone di legno utilizzato per le necessità quotidiane degli abitanti della zona. Nel territorio è evidente anche l’impatto di attività di vario genere non coordinate fra di loro: alla continua apertura di nuovi sentieri e di piste finalizzate al disboscamento spesso indiscriminato potrebbe in un prossimo futuro aggiungersi la minacciata realizzazione di impianti turistico sportivi nell’area immediatamente a monte della zona dei laghi.
Tutto ciò provocherebbe oltre a danni estetici e paesaggistici anche un deterioramento del soprassuolo che potrebbe portare all’ostruzione di gran parte degli affluenti stagionali dei laghetti alterando il delicato equilibrio idrogeologico dell’intera zona.